D.d.L. Russo e altri


Questa legge… non s’ha da fare!

Come noto, in Italia, nonostante lotte e pregevoli iniziative, la riforma degli studi musicali, a livello professionale, è ancora incompleta e purtroppo ogni qual volta, il Parlamento, con giusta lungimiranza, vorrebbe metterci mano predisponendo un D.d.L., puntuali, sulla strada a tentare di bloccare il tutto, appaiono i soliti “bravi” di manzoniana memoria. Costoro, con l’altrettanto solito profluvio di parole - sindacal-politichese- ci illustrano tutte le loro avversioni ma, visto che esiste l’esigenza di riorganizzare a livello serio questi studi, ci vorrebbero favorire quale modello proporrebbero in cambio? Alla fine, il gioco torna ormai chiaro. Per i profeti, come diceva Mascagni, della nota falsa, esiste un'unica esigenza: perpetrare all’infinito lo “status quo” che forse (nota dell’avvocato) consente loro di usufruire di tutta una serie di vantaggi. Di contro esiste però il reale svantaggio di, così proseguendo, distruggere la formazione musicale italiana.

Ma, per certi “profeti”, queste sono “quisquiglie”!

Pertanto, pur riconoscendo il valore, in democrazia, del pluralismo delle idee, ormai i tanti addetti al settore vorrebbero che i sostenitori dell’immobilismo trovassero il coraggio di uscire dai loro falsi dondolamenti psicologici e, abbandonando le fumosità contorte, utili a dire tutto e il contrario di tutto, dichiarassero le loro idee che, a nostro giudizio e viste le premesse, sarebbero così riassumibili: questo matrimonio non s’ha da fare.

Almeno in questo i “bravi”, dicendolo, furono più onesti!

Pertanto, e visto che lo si va a chiedere ad altri, è bene fare chiarezza sulla questione “filiera musicale”. E, per farlo, occorre subito procedere con due distinguo fondamentali: la musica quale cultura e la musica quale professione.

  1. La musica intesa quale cultura, consiste in un’informazione che, a somiglianza della storia dell’arte, racconti allo studente il percorso della musica nella storia, un’istruzione fondamentale per formare, appunto culturalmente, il futuro cittadino e fruitore della musica. E questo ruolo è attualmente ed egregiamente svolto dai professori di Educazione musicale;

  2. La musica intesa quale professione, è invece un qualcosa che va coniugato con l’esigenza fisiologica dell’apprendimento precoce della musica.

Fatte queste due premesse, l’evolversi delle due discipline sarebbero:

  • per l’Educazione musicale, un naturale proseguimento in tutti i licei della storia della musica;

  • per la professione musicale, invece, l’istituzione di una cosiddetta “filiera musicale” che possa prevedere, attraverso un serio curricolo di studi, la possibilità per il cittadino di accedere al più alto livello professionale. Pertanto, non una preparazione dilettantesca o amatoriale, come alcuni vorrebbero, ma un serio percorso di studi che, iniziando nelle elementari (apprendimento precoce) trovi nelle medie e nei licei la giusta preparazione professionale per accedere ai Conservatori di Musica e al conseguimento di lauree di primo e secondo livello.

In pratica, se posto in essere, questo, sarebbe l’unico modello che, finalmente, allineerebbe, dopo il “Congresso di Lisbona” e “Processo di Bologna”, anche l’Italia al resto d’Europa. Su questo argomento va rilevato che, proprio per colpa della confusione attuale e della nostra carente normativa, i titoli italiani, da poco, sono stati pienamente riconosciuti a livello europeo. Ma, cosa più importante, lasciandoci alle spalle il livello di tipo amatoriale, tanto caro ai determinati falsi profeti di cui sopra, se, sin dalla più tenera età, si tornasse ad una seria preparazione, finalmente i nostri giovani talenti tornerebbero a vincere anche nelle competizioni internazionali.

E qui, però intervengono, le lamentazioni varie di quanti, essendo stati convinti dell’idea di tornare ai “tram a cavallo” pretenderebbero, e non credo in buonafede, di tornare al sistema del Conservatorio matrioska che ingloberebbe al suo interno tutti i vari momenti di studio, compresi, dico io, i corsi per… gestanti.

Le motivazioni addotte da costoro per un simile modello consisterebbe nel fatto che i docenti delle medie e dei licei musicali e coreutici, a loro dire, non sarebbero capaci d’impartire una seria preparazione professionale, cosa che, invece, potrebbe essere assicurata soltanto dai Conservatori di musica. Ovvero, chi sta nei Conservatori sarebbe l’unico capace di ben formare, dimenticando di rilevare un unico difettuccio: gli “incapaci” docenti di licei e medie. essendo usciti dalle loro mani, testimonierebbero che i loro docenti, almeno negli ultimi anni, tanto bravi non dovrebbero essere stati. Ne fa fede il deludente risultato. Dico bene?

Aggiungasi che il già ”incapace” docente di scuola media o liceo, qualora, come spesso avviene, riuscisse ad entrare nei Conservatori, allora, per possibilità taumaturgiche (tipo Lourdes), varcate le sacre mura del Conservatorio, di colpo, costui, diverrebbe bravissimo.

In termini giuridici un discorso del genere si configurerebbe quale: “Illogicità manifesta”.

Fatte queste necessarie premesse e visti gli insostenibili ritardi, ormai per lo Stato esiste l’obbligo di fare una scelta, o meglio perseguire una di queste tre vie:

  • 1) scegliere il modello matrioska, modello che, dovendo servire (senza scuole secondarie alle spalle) i cittadini su tutto il territorio, e sapendo, però, sempre lo Stato, che questa scelta lo costringerebbe ad aprire centinaia di Conservatori, a nessuno può sfuggire che questa scelta andrebbe dequalificare gli attuali Conservatori, ridotti più o meno a licei. Insomma, si tornerebbe all’idea, tanto cara alle componenti politico sindacali di cui sopra (visto che nel comparto della secondaria già ci siamo) di consegnare il pacchetto del segmento finale dell’Alta Formazione alle Università. Insomma… evviva, si tornerebbe a prima della L. 508, con tutto ciò che una retrocessione del genere comporterebbe per il suo personale. Ovviamente, questo progetto fatalmente andrebbe a distruggere tutti le esistenti medie ad indirizzo e licei musicali e coreutici… botte piena e moglie ubriaca non possono coesistere.

Se questo panorama venisse condiviso anche da un solo docente di Conservatorio o di medie e licei, ebbene affidandoci a padre Freud, tutti dovremmo constatare che il masochismo, purtroppo, esiste!

  • 2) ignorare, quale seconda via, sempre parlando dello Stato, le esigenze della formazione pubblica e decidere di non fare nulla, ossia, porre in essere una totale abdicazione della parte centrale degli studi musicali, a favore del privato. Una volontà insana, questa, che comporterebbe la scelta di lasciare per la via i meno abbienti (spesso talentuosi), mentre consentirebbe lo studio professionale della musica ai soli figli di quei cittadini in grado di pagare per oltre 10 anni le scuole private. Davvero un “successo” che ci riporterebbe ai tempi di Giuseppe Verdi! Come dire: senza soldi o trovi sulla tua via un novello mecenate (tipo Barezzi) che ti paghi gli studi oppure cambia mestiere.

 

  • 3) lasciare, come Costituzione pretende, il livello universitario agli attuali Conservatori di musica e creare, per la parte centrale degli studi (modello seguito in tutto il mondo Turchia compresa) la cosiddetta “filiera musicale”, prevedendola altamente professionale, ovvero: approvare il potenziamento delle medie e dei licei professionalizzanti, dicasi… quanto contenuto nel D.d.L. Russo.

In ultimo, è davvero doloroso constatare come, ogni qualvolta il Parlamento tenti di dare un ordine a quello che per alcuni è “l’affare musica” e che per altri rappresenta, invece, una giusta conquista culturale e civile, immediate vengono innalzate le barriere e per farlo vengono chiamati a raccolta, come già detto, i soliti “piangitori” ufficiali o, detta alla latina che rende meglio, le funeree “prefiche”.

Di questo modo di procedere, insulso, essendone stati testimoni, possono ben raccontare qualcosa, l’Onorevole Napoli, l’onorevole Burani, la senatrice Sbarbati, il senatore Vita, il senatore Asciutti e tanti altri, tutti bloccati, nel tempo, e senza plausibili motivazioni. Insomma, il passato insegna che il progetto di medie e licei musicali, ad esempio previsto anche nel primo testo della legge di Riforma poi 508, non deve mai partire. E perché?

Perché, l’istituzione di queste scuole, manderebbe a monte sia le scuole private e soprattutto le mire, mai sopite, delle Università

Ritengo, e lo dico questa volta senza ironia, che davvero ciò non faccia parte di un intendere civile poiché a progettare il danno delle Istituzioni e degli studenti, di certo non può portare né a strade costruttive né al progresso dell’Italia. Escano, dunque, allo scoperto i portatori di determinate idee e se hanno coraggio, come tutti gli attori, qualora fossero convinti di ben recitare, lascino che la platea li applauda o li fischi. Troppo comodo paludarsi dietro discorsi equivoci e poco comprensibili, abbiano, invece, stima delle loro convinzioni e parlino chiaro. Ad esempio ci spieghino, nella sostanza, cosa vogliono:

-formare professionisti degni di questo nome o una serie di poco più che volenterosi dilettanti?

- nelle sale da concerto e ai concorsi internazionali, gli italiani dovrebbero suonare o parlare forbitamente di musica?

La risposta e anche la soluzione sarebbe facile ma qualcuno, non benevolo, ha deciso che le riforme, cada il mondo, non si abbiano a fare!

Alla fine, il dramma reale italiano, consiste nel fatto che questi profeti mai pagheranno per i loro non certo involontari errori mentre le vere vittime, saranno solo e soltanto i futuri studenti di musica. Senza contare che in un prossimo futuro, fatti fuori i poco preparati italiani, ad insegnare da noi, volendo tornare ad una certa serietà e competenza, sarà necessario far calare (Franceshini insegna) tanti stranieri. Professionisti, questi, che, per loro buona fortuna, non essendo stati preparati con le chiacchere, sin dalla più tenera età hanno potuto usufruire, grazie al loro Stato, di studi seri (gli stessi che vorremmo fossero impartiti in Italia), studi che senza interferenze, hanno tenuto conto dell’apprendimento precoce e professionale della musica .

Comunque, per Manzoni che credeva nella giustizia, i bravi furono sconfitti e Renzo e Lucia poterono convolare a nozze… speriamo anche noi!

D.L.

P.S. Per somma fortuna, le Accademie di B.B.A.A. , avendo i licei artistici alla base, non hanno mai vissuto e mai vivranno le tribolazioni dei Conservatori di musica.